Il 24 ottobre 2023, Marco e Davide del team Esplora cc. intraprenderanno un viaggio in bicicletta di 45 giorni in Nepal con Giuseppe (CycloVagabond). Il loro obiettivo : visitare i villaggi remoti di questo piccolo Paese asiatico e immergersi in una cultura sconosciuta attraverso la forza delle loro gambe. Torneranno con le borse da bici piene di fotografie e riprese per il loro prossimo film documentario. Il momento più forte di questa avventura si è svolto a 5416 m di altitudine. Pedalando e spingendo le loro biciclette nel cuore della notte, sono saliti sul passo più alto del mondo in Himalaya : il Thorong La Pass. Ecco il racconto di Marco del suo viaggio in Nepal in bicicletta.
Ciao Marco, puoi presentarti ai nostri lettori ?
Sono Marco Ricci, ho 27 anni. Nella vita, mi occupo di fotografia e videomaking. Ho una grandissima passione per l’outdoor e per tutte le attività che si possono fare all’aria aperta tra cui la bici. Sono italiano. Vivo vicino a Milano ma molto spesso scappo sulle montagne per stare nei posti che mi piacciono di più.
Perché hai iniziato a viaggiare in bicicletta ?
Ho iniziato a viaggiare in bicicletta nel 2019 come una sfida con me stesso. Prima, non andavo in bici. Quindi, ho comprato una bici per vedere se riuscivo ad andare a Roma partendo da Milano senza allenamento. Era un modo per vedere quali sono i miei limiti e dove potevo arrivare. Poi, da lì, ho scoperto che viaggiare in bicicletta ti permette di conoscere un sacco di persone e di posti alla velocità giusta rispetto a una macchina, un treno o un aereo. Quindi è nata come un sfida ma adesso è un piacere per la scoperta.
A novembre 2023, hai fatto un viaggio in Nepal in bicicletta con Giuseppe (CycloVagabond). Come è venuta quest’idea ?
Ho fatto un viaggio in Nepal in bicicletta con Giuseppe ed è stato il mio primo viaggio così lungo : 45 giorni via. L’idea ci è venuta quando ci siamo incontrati alla fiera del cicloturismo a Bologna, ad aprile 2023. Giuseppe era lì a presentare i suoi viaggi in Patagonia, in Islanda e in giro per il mondo. Io e miei amici siamo rimasti affascinati dalle sue fotografie. Abbiamo iniziato a parlare e come ho detto, siccome sono un fotografo e un videomaker, sul momento ci è venuto l’idea di dire : « OK. Se ci porti nel prossimo viaggio che farai, facciamo un film insieme. Lui ci ha risposto in un modo molto genuino : « Volete venire in Nepal ad ottobre ? » E la risposta è stata generale : « Si ! Assolutamente si ! ». E da lì, siamo, poi, partiti.
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Puoi raccontarci il tuo percorso del viaggio in Nepal in bicicletta ?
Il percorso che abbiamo seguito partiva da Mahendranagar, al confine tra l’India e il Nepal. Giuseppe era già in viaggio in India da un mese. Partendo da Mahendranagar, abbiamo prima attraversato tutto il Terai che è la regione pianeggiante del Nepal. Una regione prevalentemente umida dove la vegetazione è giungla. Li, abbiamo pedalato per 3 settimane attraversando i parchi nazionali. Quindi, il percorso era tutta foresta vedendo anche degli animali esotici. Dopo 3 settimane di pedalate in questo ambiente, siamo arrivati a Pokhara. E da lì, siamo saliti poi in Himalaya per compiere il giro dell’Annapurna (Annapurna circuit), fino a 5416 m di altezza al Thorong La Pass.
Oltre ad essere il passo più alto del mondo, era anche il punto più alto in cui tutti noi, partecipanti al viaggio in Nepal in bicicletta, eravamo mai stati. E una volta dopo aver concluso il giro dell’Annapurna, siamo tornati a Pokhara poi a Kathmandu. In totale abbiamo fatto in Nepal 1300 km e quasi 30 000 m di dislivello. Siamo stati in giro 45 giorni di viaggio. Non sono stati 45 giorni di pedalate perché ci siamo anche riposati. Insomma, direi 30 giorni di pedalate e il resto : visite, trekking e un po di riposo, naturalmente.
Come è andata l’acclimatazione a l’alta quota ?
Prima dell’ascensione del passo, abbiamo fatto un trekking partendo da Khangsar per arrivare fino a Tilicho Lake, che è un lago a 5000 m. Abbiamo deciso di affrontare questo trekking a piedi perché muoversi in alta quota sopra i 4000 m può essere pericoloso. Bisogna salire lentamente, bisogna acclimatarsi, bisogna abituare il corpo all’altitudine, alla mancanza di ossigeno e alla risposta del corpo contro la fatica. Che è molto diversa lassù. Quindi prima di salire in alta quota in bici, abbiamo preferito farlo a piedi, camminando, per provare se ci sentivamo bene. Non abbiamo avuto problemi. Quindi, siamo saliti a Tilicho Lake a 5000 m metri. Poi, siamo scesi. Abbiamo preso le bici in un posto dove le avevamo lasciate. Poi da lì, abbiamo continuato il nostro viaggio in Nepal in bicicletta per andare verso il Thorong La Pass.
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Il punto culminante del vostro viaggio era il passo più alto del mondo : il Thorong La Pass. Che sensazione hai provato quando sei arrivato in cima ?
Quando siamo arrivati su al passo, eravamo distrutti. Eravamo stanchi perché avevamo praticamente, spinto le bici al buio e al freddo quasi tutta la notte. Eravamo partiti alle 2 del mattino per salire al passo. Quindi siamo arrivati veramente morti. Ma nonostante questo, una volta su, vedere il cartello « Thorong La Pass, 5416 » è stato un emozione perché è come se avevamo completato a quel momento il nostro viaggio in Nepal in bicicletta. Anche se in realtà mancava un altro pezzo di strada.
Però, questa era la sfida più grande. E essere lì in quel momento insieme ai miei compagni di viaggio, mi ha fatto sentire quasi invincibile. Come gruppo potevamo fare veramente qualsiasi cosa. Io adesso sto ancora cercando di capire che sensazione ho provato. Però, è stato molto molto bello e c’è stato un grande abbraccio ! Faceva freddissimo, ma in quel momento, l’unica cosa che volevamo era di essere felici insieme di aver fatto quello che avevamo fatto.
Quale era il vostro progetto collettivo in questo viaggio in Nepal in bicicletta ?
Prima di partire, è nata una riflessione.
Quando viaggiamo, noi occidentali, abbiamo un approccio per cui arriviamo in un posto, ci godiamo l’esperienza, visitiamo, conosciamo le persone, ci riempiamo di sensazione ma non lasciamo nulla.
Quindi quale poteva essere il nostro contribuito alla popolazione nepalese ? Abbiamo deciso di aprire un conto di raccolta fondi per sostenere GONESA. Questa è una ONG che si occupa di ristrutturare asili nido e di fare supporto all’istruzione per bambini molto piccoli.
Quindi, abbiamo raccolto dei fondi e siamo andati a trovare questa associazione. Ci ha portati in giro per le scuole. Abbiamo conosciuto i bambini che stavamo aiutando e cavallo, è stata, anche quella un’esperienza molto molto forte ! Ci hanno spiegato come loro tengono la scuola aperta tutti giorni, così i bambini possono avere dei pasti sicuri ed equilibrati. Altrimenti, non si sa se mangiano, o cosa mangiano. Quindi, la scuola e l’associazione si fanno carico di un impegno sociale forte. Per noi, era importante nel nostro piccolo poter aiutarli e sopportarli.
Avevate Un altro progetto più professionale ?
D’altronde, in questo viaggio in Nepal in bicicletta, siamo partiti con l’idea di produrre una seria di scatti fotografici e una seria di riprese. Gli scatti fotografici sarebbero poi finiti in una mostra che abbiamo inaugurato alla biblioteca di Chamonix il 5 gennaio 2023. Adesso, vorremmo portarle in altri ambienti, gallerie e situazione. Le riprese video, invece, ci stiamo lavorando perché il progetto è quello di creare un docu-film su questo viaggio in bikepacking. Sarà un prodotto video che racconterà la nostra avventura in bici, le nostre fatiche, gli incontri con le persone che abbiamo conosciuto.
L’idea è di ispirare le persone a prendere e partire anche loro. Non per forza in viaggi così difficili, così lontani, ma come stimolo a provarci. Perché è molto bello. Come ho detto, il primo viaggio che ho fatto è stato da Milano a Roma. Niente di speciale oppure mi ha svoltato la vita e da lì ho iniziato a viaggiare in bici. Quindi magari con questo film possiamo ispirare le persone a viaggiare, a vedere il mondo… magari in bici.
quale era il tuo obiettivo personale ?
Il mio obbiettivo per questo viaggio in Nepal in bicicletta era stare al passo con Giuseppe ! Perché io vado in bici, mi alleno, ma allo stesso tempo, quando vado in bici con i miei amici, non sono mai il più veloce. Non sono mai quello davanti. Quindi forse, avevo una paura dentro di non riuscire a stare al passo con Giuseppe che è un grande viaggiatore e un grande ciclista. Quindi per me il mio più grande successo è aver tenuto il ritmo, essere stati sempre insieme e arrivati su insieme. Se fosse arrivato su da solo, non sarebbe stato lo stesso.
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Possiamo dire che hai raggiunto il tuo obiettivo ?
Si, per ora si. Ho raggiunto il mio obiettivo durante il viaggio. Poi, il mio obiettivo post viaggio è quello di poter invogliare le persone a partire. Vedremo se ci riuscirò, spero di sì !
Cosa trovi nel viaggio in bici che non trovi in un altro modo di viaggiare ?
Viaggiare in bici ti permette di andare alla velocità giusta e goderti il paesaggio e nello stesso tempo, conoscere e parlare con le persone del luogo. Se viaggi in macchina, sei chiuso dentro una scatola di metallo. Puoi vedere fuori dal finestrino tutti paesaggi più belli del mondo, ma sei comunque al interno del tuo scatolotto che ti sposti nello spazio in un modo molto veloce. Ed è un passaggio quasi passivo. Mentre in bici è un passaggio attivo. Le persone ti vedono, ti fermano per farti delle domande, ti invitano a casa. Questo non solo in Nepal, anche in Italia ti fanno lo stesso.
Quindi per me, viaggiare in bici ha la velocità giusta. Poi, il fatto di fare un pochino di fatica ti fa godere di più il viaggio che hai fatto. Non serve arrivare alla fine della giornata distrutti ma il pochino che serve per fatti sentire di esserti guadagnato l’esperienza che stai vivendo.
Sei fotografo e videomaker nel team Esplora cc. Che messaggio volete trasmettere tramite le fotografie e il docu-film ?
Per me è importante ispirare. Fotografo tanto le montagne e i paesaggi più che le persone ma per un mio interesse. Per me, vedere la foto di un bel paesaggio mi fa venire voglia di andare a esplorare. Davide, il mio compagno di viaggio, era molto più legato alle relazioni sociale, alle persone che incontravamo. Il messaggio che vorremmo trasmettere è ispirare le persone a partire.
Perché il mondo è grande, ci sono posti molto lontani con situazioni molto diverse che conosciamo noi. Finché non vai e non le vedi, non saprai mai che esistono.
Quindi, il mio intento è proprio quello di ispirare. Perché abbiamo tutti bisogno di ispirazione.
Il tuo più bel ricordo del viaggio in Nepal in bicicletta ?
Il mio più bel ricordo di questo viaggio in Nepal è un ricordo un po ‘strano. Eravamo ospiti da una famiglia molto molto povera : 2 genitori e un bambino piccolo che avrà avuto 3 anni. In Nepal, i bambini sono lasciati a loro stessi, non vengono accuditi più di tanto dalla mamma o dal papà, perché sono occupati a lavorare, cucinare, mantenere appunto la famiglia. Abbiamo dormito nella loro casa – che era una capanna – e di notte ho accompagnato questo bambino in bagno perché era all’esterno. Lui doveva fare la pupù e pulirsi. Il papa non c’era e lui non l’aveva mai fatto da solo.
È stato un momento in cui io, ho insegnato a questo bambino come pulirsi il sedere ! Era una cosa stranissima per me ! E lui era lì e l’ha fatto da solo e si è tirato su i pantaloni e se ne è andato. Io, ci sono rimasto un attimo così perché prima di me, non lo sapeva fare. Lo faceva il papà ! E io gli ho fatto vedere come fare da solo… mi è rimasto un ricordo positivo. Ho aiutato un piccolo bambino e gli ho insegnato qualcosa, sia pure a pulirsi il sedere !
… Il tuo peggiore ?
Il ricordo più brutto che ho del viaggio in Nepal in bicicletta, probabilmente è il terremoto. Forse anche perché io avevo 2 paure per questo viaggio : una, era gli animali velenosi e l’altra appunto, i terremoti.
Infatti, sapevo che il Nepal è un posto con un alto rischio sismico e insomma è una cosa che non posso controllare. Ed effettivamente, abbiamo vissuto un terremoto !
Il terzo giorno, stavamo dormendo in questa guesthouse e verso l’una ha iniziato a tremare tutto fortissimo. Ci siamo catapultati fuori di corsa.
Per fortuna, non ci sono stati danni ma è stato molto spaventoso. Il giorno dopo abbiamo scoperto che questo terremoto aveva avuto il suo epicentro a 60 chilometri da dove eravamo noi e esattamente nel punto in cui stavamo per andare. Quindi, se fossimo stati un giorno in anticipo sulla tabella di marcia, sicuramente saremmo stati lì dove questo terremoto ha colpito e ha fatto 200 morti…
Però, è stato un viaggio molto positivo. Non ci sono stati grossi problemi, né tra di noi del gruppo, né al livello dell’attrezzatura, rottura della bici, no, è andato tutto molto bene. Ma se devo pensare a un altro ricordo negativo : era pieno di rani. Tutte le sere, quando dormivamo nei lodge e nelle case che ci ospitavano, i rani erano molto grossi. Sono rimasto un po ‘traumatizzato dal trovarmeli in bagno, sul water, sopra il letto, vicino alle scarpe.
Come ti sei organizzato per trasportare il tuo materiale nello spazio ristretto delle borse da bici ?
Mentre i vestiti e le tende li puoi mettere nelle borse senza preoccuparti troppo, l’attrezzatura foto e video non possono prendere colpi e non possono essere sballottati troppo. Quindi le vibrazione possono essere un problema. Allora, io avevo la mia macchina fotografica sempre al collo perché nello zaino pesava e nelle borse della bici avevo paura che cadendo potessi romperla. Poi, avevo invece, tutte le batterie e i microfoni in una borsa piccolina attaccata al telaio di facile accesso per poterle prendere velocemente. Il drone l’ho messo dentro un cappello di lana per fare una specie di protezione. Ce l’avevo nella borsa centrale della bici, ma al centro. Quindi non toccava i lati della borsa. Intorno, c’erano altre cose. Il computer era nello zaino.
Effettivamente, ha funzionato perché non abbiamo avuto nessun problema. Il consiglio che posso dare è di tenere l’attrezzatura foto e video, quanto più possibile sul corpo e non sulla bici. Perché il corpo assorbe le vibrazioni. Quindi al collo o nello zaino, va bene. Nelle borse della bici, si muovono troppo. Possono essere veramente dei problemi. Per liberare del posto nelle borse, ho dovuto sacrificare dei vestiti e lasciare a casa il treppiede – che è molto ingombrante – lo stabilizzatore (molto fragile), la Gopro perché era uno strumento in più da gestire e da ricaricare. Invece, avevo la mia macchina fotografica, il mio drone, il mio microfono e il mio computer.
Durante il tuo viaggio in Nepal in bicicletta, è stato facile trovare da dormire ?
In Nepal, è molto facile trovare da dormire. Ma non puoi aspettarti alberghi 5 stelle e neanche a 4, 3, 2. Nella maggior parte dei villaggi, anche quelli più piccoli, c’è sempre un lodge o una guesthouse. Perché in Nepal c’è tanto turismo interno – i nepalesi che visitano il paese per motivi religiosi. Vanno a vedere i templi. Quindi, ci sono dei posti per dormire e costano molto poco. Ma sono posti che ti offrono a volte una stanza con un letto e basta, a volte una stanza senza il letto o a volte una stanza con un letto e un bagno con i rani !
I nepalesi sono molto ospitali. Quindi se non trovi da dormire, ti ospitano loro o conoscono qualcuno che può ospitarti. Lo chiamano e ti mandano da loro. L’unico problema per dormire può essere in tenda perché il Nepal è un paese molto polveroso o, in alcune zone molto umido e non si può sempre mettere giù la tenda. Per questo motivo, abbiamo dormito tante volte nei lodge o da ospiti in una famiglia.
🚵🏻♂️ Da leggere anche : l’intervista di Giovanni del suo viaggio su Compostela in bici.
Avete viaggiato in 4 bikepackers. Come è stato passare tutte queste ore con delle persone che non conoscevi o poco – a parte Davide che fa parte del collettivo Esplora ?
Con Davide era facile. Io e lui, oltre essere molto amici, siamo anche coinquilini. Noi, viviamo già insieme. Con Giuseppe e Luca, è stata più una scommessa perché non ci conoscevamo. Però, io penso, che tutti noi 4 in quel viaggio fossimo nella mentalità di dire abbiamo un obiettivo comune che è arrivare al Thorong La Pass, poi a Kathmandu. Non ci sono stati problemi. Tanti fastidi o cose che non ci andavano bene dalle persone, le abbiamo ignorate automaticamente perché pensavamo di essere lì insieme e finire il viaggio insieme. Non c’era il tempo di litigare, di discutere, volevamo arrivare alla fine.
Poi, naturalmente, 45 giorni di viaggio sono tanti e anche io e Davide abbiamo avuto piccoli litigi su cose stupide, non gravi. Ma dato dal fatto che sei tanti giorni con una persona fai fatica. Il tuo corpo è anche stressato. Mangi magari poco o un cibo a cui non sei abituato. Quindi è tutta una situazione strana. Poi, è nata un’amicizia molto forte secondo me tra tutti i membri del viaggio.
🚵🏻♂️ Luca ha fatto 4400 km dall’Italia alla Spagna in bici : la sua intervista !
Quale è la tua prossima destinazione di viaggio in bici ?
Ho tanti viaggi che vorrei fare in Italia, nelle città di Ferrara, Bologna, Mantova. Spesso si pensa che andare lontano, andare in Nepal sia una cosa più bella quando invece abbiamo un sacco di posti vicino casa che vale veramente la pena di andare a vedere. Quindi, farò sicuramente dei viaggi in Italia. Oltre questo viaggio in Nepal in bicicletta, ho deciso di iscrivermi a una gara in Slovenia. Per cui a maggio, andrò a fare questa gara di bikepacking. Ho a disposizione 8 giorni di tempo per fare 850 km e 16 000 m di dislivello.
Vedremo se riuscirò a portarla a termine. È una gara non competitiva, ma è una gara con me stesso. Voglio vedere se in quel tempo, riesco a fare quei chilometri da solo. Per ora, ho sempre viaggiato in gruppo. Quella sarà la mia prima esperienza da solo. È una gara di ultra distanza che si chiama Seven Serpents.
Dove possiamo seguire le tue avventure ?
Potete seguirmi sur il mio profilo Instagram e anche quello di Esplora cc. Abbiamo anche un sito web per presentare il team Esplora.
Grazie mille Marco per la tua testimonianza e le fotografie di questo viaggio in Nepal in bicicletta !
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